LINNEO - Linneo fu uno scienziato svedese che ha classificato piante e animali. Introduce il sistema binominale, ogni specie animale e vegetale viene chiamata e udentificata da 2 nomi cioè genere e specie. Nel caso di stessa specie si può generare e fecondare una nuova generazione di individui.
HUTTON - James Hutton (1726-1797) è stato un filosofo naturalista scozzese, ma il suo contributo alla geologia è stato ancora più importante: è considerato da alcuni il “padre della geologia moderna.” Hutton era anche un avido seguace del plutonismo e l'autore di Theory of the Earth, un libro che enfatizzava diversi fondamenti della geologia, tra cui il fatto che la Terra aveva più di 6,000 anni, che il calore sotterraneo che crea materiale metamorfico è un processo tanto importante quanto la formazione della roccia da sedimenti depositati sott'acqua, e che gli stessi identici agenti che operano oggi hanno creato il morfologie del passato, un principio noto anche come uniformitarismo.
CUVIER - Georges Cuvier
( 1769 - 1832 )
Naturalista e biologo francese, concentrò i suoi studi principalmente sulla zoologia e sull’anatomia comparata. Con Georges Cuvier, allievo di Buffon, il sistema classificatorio impostato da Linneo per gli animali venne maggiormente articolato, con riferimento soprattutto all’anatomia interna. Cuvier diede vita alla Zoologia comparata e all’Anatomia comparata. Studiando i fossili (mammalofauna del bacino di Parigi), Cuvier scoprì che a strati geologici diversi corrispondono faune differenti, tanto più diversificate dalle attuali quanto più gli strati sono profondi e lontani nel tempo. La discontinuità delle faune è dovuta per Cuvier a successive e improvvise catastrofi. Egli restò dunque essenzialista e fissista: per lui i caratteri «essenziali» della specie «resistono ad ogni influenza, sia naturale che umana».* Guido Badino
Adam Sedgwick (1785-1873) ha studiato rocce e fossili del palezoico inglese. Introduce concetti importanti in stratigrafia come : Cambriano, Ordoviciano, Siluriano, Devoniano.
Charles Lyell (1795-1883) fu naturalista e geologo, scrive il primo libro moderno di geologia che divide in : litologia, stratigrafia, tettonica. Secondo questo schema classico si spiegano i fenomeni geologici del presente come eruzione e terremoti, e del passato come la formazione delle montagne, dei continenti e degli oceani, dei fossili basati sulle prime teorie. Introduce concetti importanti come : plutone, plutonite, Paleozoico, Mesozoico, Cenozoico, Eocene, Miocene, Pliocene, Pleistocene.
Darwin Charles (1809-1882) fu un naturalista e geologo inglese. Famoso per avere scritto libri sull'evoluzione dell'uomo e degli animali. Nei suoi libri si parla di animali e uomo che sviluppano caratteristiche che dipendono dall'ambiente. Queste caratteristiche esterne e interne sono trasmesse alla generazione futura. Diventa famoso quando afferma una tesi opposta a quella della bibbia, che l'uomo discende dalla scimmia. Scrive il libro : l'evoluzione della specie. Nei suoi libri descrive i paesi dove ha vissuto e che ha visitato cioè : inghilterra, Canarie, Brasile, Argentina, Cile, Perù, Polinesia, Australia Tasmania, Sudafrica,
Mercalli Giuseppe nato a Milano fu professore a Monza, Reggio Calabria e poi Napoli. Come naturalista studia in particolare i terremoti e la geologia italiana. Introduce fra i primi al mondo una scala sismica per misurare la forza e l'energia di un terremoto basata su dieci gradi. La misura non è strumentale ma considera i danni e gli effetti. In cento anni di storia, grazie ai giornali, ai libri e a radio e televisione la scala Mercalli diventa famosa. Ormai da tanti anni non più usata ma sostituita da una scala sismica piu precisa vasata sulla magnitudo. Mercalli fu il testimone e lo studioso di importanti terremoti come quello dello stretto di Messina del 1908 e di Casamicciola nel 1883, e di eruzioni rilevanti come quelle del Vesuvio del 1906 e di Vulcano del 1888-1890. * ingenio 2025
WEGNER - William Hamilton (1730-1803) studia come si è formata la crosta terrestre e altri fenomeni delle scienze naturali. Infine, nel 1912 la teoria della deriva dei continenti di Alfred Wegener, spiega i meccanismi, che non solamente provocano le eruzioni, ma anche i terremoti, fenomeni naturali complessi che cominciano ad essere compresi. Compito della vulcalogia è comprendere l'origine e il funzionamento dei vulcani e dei fenomeni connessi al fine di stabilire una diagnosi (per un periodo determinato) sui rischi e i pericoli in cui incorrono le popolazioni e le attività umane. Gli studi e le ricerche si svolgono in un primo tempo sul campo con lo scopo di procedere a raccolte d'informazioni sulle forme di osservazioni, misure e campionatura e in un secondo tempo in laboratorio per analizzare gas e rocce, in seguito interpretare i dati e i campioni. I vulcanologi, aiutati dai progresi nel campo della metrologia, procedono a un censimento dei vulcani e all'elaborazione di una classificazione secondo il tipo eruttivo: hawaïano, stromboliano, vulcaniano, peléeniano, pliniano e surtseyano. I vulcanologi mostreranno anche il nesso tra geyser, fumarole, solfatare, ecc. e vulcani spiegando i loro funzionamenti. Differenti formazioni geologiche saranno ugualmente spiegate dal vulcanismo e il luogo e gli eventi saranno lo scopo di numerose ricerche: dighe, camini vulcanici, colate di lava, ignimbrite, pozzolane, guyot, atolli, ecc.
Diversi strumenti di misura sono stati elaborati o presi in prestito da altre discipline allo scopo d'ottenere dati affidabili sul funzionamento dei vulcani e particolarmente la previsione delle loro eruzioni. L'evento scatenante un'eruzione vulcanica è l'arrivo del magma nella camera magmatica che provoca pressione. Avviene un rigonfiamento del vulcano dovuto alla dilatazione delle rocce e alla potenza del magma sulle pareti. Questo gonfiamento del vulcano va a generare dei microsismi, un aumento dell'inclinazione dei suoi pendii, un aumento del diametro del cratere o della caldera in sommità. L'arrivo del magma nella camera magmatica provoca una fuoriuscita di gas dal serbatoio sì da potere essere registrato come un'anomalia termica con l'aiuto di un termometro all'infrarosso o di un pirometro.
I sismografi permettono ai vulcanologi di rilevare i microsismi provocati dalla messa in pressione della camera magmatica. I sismografi possono anche rilevare il tremore: proprio prima di un'eruzione vulcanica, la risalita del magna lungo il camino vulcanico genera una vibrazione continua e leggera del vulcano. Questo tremore costituisce così un segnale affidabile permettendo di annunciare l'imminenza di un'eruzione.
L'inclinometro, accelerometro e tiltmetro misurano le variazioni di pendenza del vulcano fino a una precisione di uno per milione. Essi sono posti in differenti luoghi sui pendii del vulcano quando è in fase di riposo. La messa sotto pressione della camera magmatica provoca un gonfiamento del vulcano che vede l'inclinazione dei sui pendii accentuarsi. In seguito all'eruzione vulcanica, la pressione nella camera magmatica s'abbassa facendo diminuire l'inclinazione dei pendii del vulcano. Così il vulcanologo può prevedere l'inizio e la fine prossima di un'eruzione quando gli inclinometri indicano una variazione della pendenza del vulcano.
L'altimetro gioca un ruolo di complemento all'inclinometro. Posto ugualmente sui pendii del vulcano, indicherà gli aumenti e le diminuzioni di altitudine secondo i gonfiamenti e gli sgonfiamenti del vulcano.
L'interferometro permette di misurare la distanza fra due punti grazie a un laser. L'apparecchio di misura e il riflettore essendo posti da una parte all'altra di un cratere o di una caldera, permettono d'indicare un aumento o una diminuzione della taglia del cratere o della caldera, segno che il vulcano si gonfia o sgonfia secondo la pressione che vi è nella camera magmatica.
La campionatura permette di determinare il tipo e il
Le misurazioni effettuate con l'ausilio degli strumenti sono decifrati, comparati con il passato del vulcano e fra i vulcani, ecc. mentre i campioni subiscono una serie di misurazioni e analisi chimiche, cristallografiche, fisiche, geochimiche,...
La sintesi dei risultati e il loro confronto permette così di realizzare diagrammi, cartografie, ecc. permettendo di stabilire una cronistoria del vulcano e di valutare il rischio eruttivo per un periodo più o meno lungo.
Durante la previsione di un'eruzione, i vulcanologi si servono di differenti misure effettuate. Se uno o più fattori del vulcano variano (composizione del gas, pendio del vulcano, sismicità, ecc.), è forse il segno che un'eruzione è imminente.
Petrografia e mineralogia
Due grandi tipi di rocce vulcaniche costituiscono il 95% delle lave e del tefra emmessi dai vulcani: basalti e andesiti.
Queste due rocce sono in maggioranza formate da cristalli di silice, feldspati e pirosseni misti a un vetro vulcanico che non ha avuto il tempo di cristallizzare completamente a causa della risalita e del raffreddamento brusco del magma. L'ossidiana per esempio non è formata che di vetro vulcanico. Il basalto, generato dal magmatismo di punto caldo e di dorsale, risulta dalla fusione parziale del mantello per decompressione ai livelli delle dorsali. L'origine del magma proveniente dai punti caldi è ancora soggetto a dibattito. È una lava fluida giacché è relativamente povera in gas e in silice (intorno al 45%). L'andesite, generata dal magmatismo di subduzione, risulta dalla fusione parziale del mantello per idratazione ai livelli delle fosse di subduzione. Le andesiti sono più pastose poiché sono più ricche in gas e in silice (intorno al 55%). La viscosità di un magma dipende dal tenore in silice giacché è questo minerale che determina il numero di legami possibili con l'ossigeno: più un magma contiene silice, più esso è viscoso e più l'eruzione vulcanica avrà tendenza esplosiva [1].
La carbonatite è una lava molto rara composta in maggior parte di carbonato di calcio (calcite), carbonato di magnesio (dolomite), carbonato di ferro e magnesio (siderite-magnesite) o carbonato di sodio. Molto fluida, possiede molta poca silice (meno dell'1%), temperatura poco elevata (500-550 °C); è nera quando viene emessa, ma sbianca a contatto dell'aria una volta raffreddata (qualche ora), giacché i suoi minerali reagiscono all'umidità ambientale. Solo l'Ol Doinyo Lengaï emette carbonatiti attualmente.[2].
Vulcani del Decennio
Gli anni '90 sono stati dichiarati « Decennio internazionale per la riduzione delle catastrofi naturali » dall'Organizzazione delle Nazioni unite. L'IAVCEI (per International Association of Volcanology and Chemistry of the Earth's Interior letteralmente Associazione internazionale della vulcanologia e della chimica all'interno della Terra) ha allora deciso di stilare una lista di vulcani attivi o recentemente attivi e suscettibili, secondo il loro passato eruttivo e la loro prossimità alle zone popolate, di produrre grandi catastrofi vulcaniche. Lo scopo di questa lista composta di sedici vulcani (« Decade volcanoes » in inglese) è di promuvere il loro studio e la sensibilizzazione delle popolazioni a loro soggetti al fine di prevenire ogni rischio umano.
I sedici vulcani sono:
la coppia Avachinsky-Koryaksky in Russia
Colima in Messico
Etna in Italia
Galeras in Colombia
Mauna Loa negli Stati Uniti
Merapi in Indonesia
Nyiragongo nel Congo
Mont Rainier negli Stati Uniti
Sakurajima in Giappone
Santa María / Santiaguito in Guatemala
Santorini in Grecia
Taal nelle Filippine
Teide in Spagna
Ulawan in Papuasia-Nuova Guinea
Monte Unzen in Giappone
Vesuvio in Italia
L'attenzione accresciuta data a questi vulcani ha particolarmente permesso qualche successo:
deviazione di una colata di lava sull'Etna nel 1992 evitando così la distruzione di abitazioni;
migliore comprensione della storia del Galeras;
migliore comprensione dell'implicazione dell'acqua nelle eruzioni del Taal;
adattamento della legislazione nel caso di nuove costruzioni ai bordi del Monte Rainier;
riduzione della densità delle abitazioni nella caldera del Taal;
elaborazione di un piano di evacuazione dell'agglomerato urbano di Napoli.
Ma gli scienziati e le autorità hanno anche incontrato importanti problemi:
il fallimento della gestione dell'eruzione del Monte Unzen con la morte di 43 persone di cui tre vulcanologi nel 1991;
la morte di sei vulcanologi e di tre turisti nel cratere del Galeras nel corso di una eruzione non prevista nel 1993. I vulcanologi, che non avevano previsto l'escursione sul vulcano, stavano partecipando a un dibattito di vulcanologia nella città di Pasto;
l'impossibilità d'avvicinare il Santa Maria / Santiaguito a causa della guerra civile (1960-1996) in Guatemala fino al 1996, data della firma del cessate il fuoco;
lo scatenamento del genocidio del Rwanda e Zaire e la destabilizzazione del regime di Mobutu Sese Seko con la prima e la seconda guerra del Congo, impedendo d'avvicinare il Nyiragongo a partire dal 1996;
i crediti limitati accordati a questi studi.
Vulcanologi celebri
Deodat de Dolomieu
Déodat de Dolomieu
Plinio il Vecchio, 23-79 romano
Plinio il Giovane, 61-114 romano
le conte di Buffon, 1707-1788 francese
James Hutton, 1726-1797 britannico
William Hamilton, 1730-1803 britannico
Barthélemy de Saint-Fond, 1741-1819 francese
Déodat de Dolomieu, 1750-1801 francese
Jean-Baptiste Bory de Saint-Vincent, 1778-1846 francese
George Poulett Scrope, 1797-1876 britannico
Robert Mallet, 1810-1881 britannico
Ferdinand Fouqué, 1828-1904 francese
Charles Vélain, 1845-1925 francese
Giuseppe Mercalli, 1850-1914 italiano
Alfred Lacroix, 1863-1948 francese
Haroun Tazieff, 1914-1998 francese
Don Peterson, 1925-2003 americano
George Walker, 1926-2005 britannico
Robert W.Decker, 1927-2005 americano
Keiiti Aki, 1930-2005 giapponese
Jean-Louis Cheminée, 1937-2003 francese
Claude Allègre, 1937- francese
Katia Krafft, 1942-1991 francese
Peter Williams Francis, 1944-1999 britannico
Maurice Krafft, 1946-1991 francese
Henry Gaudru, 1948- francese
David Johnston, 1949-1980 americano
Jacques-Marie Bardintzeff, 1953- francese
Guttemberg Beno
Richter
Benioff
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