domenica 20 luglio 2025

Geologia 35 - Lo zolfo siciliano


ZOLFO - Lo zolfo dal colore giallo si nota nel famoso dipinto della solfatara o solfara di Renato Guttuso del 1953.  Lo zolfo si trova in piccole quantità negli esseri viventi. Le acque stagnanti e  le uova marce hanno il caratteristico puzzo di acido solforico. Lo zolfo è un elemento chimico e minerale di colore giallo. Veniva usato per produrre acido solforico H2SO4 per batterie a piombo, sapone allo zolfo, aggiunto (vulcanizzazione) nei pneumatici di gomma nera per renderla piu dura e resistente all'usura. La forte richiesta di fine ottocento porta i contadini siciliani a diventare minatori. Una vita fatta di fatica e sudore. Chiusa la miniera molti emigrano al nord, in Germania e in Francia. Sembra la trama del film : il cammino della speranza di Pietro Germi del 1950.


MOTTURA - Il museo mineralogico e paleontologico della Zolfara di Caltanissetta, unico nel suo genere nel meridione d’Italia, documenta l’attività mineraria delle antiche zolfare. In provincia di Caltanissetta si trovano ancora oggi diversi impianti di estrazione caduti in disuso, ma ben conservati. Oltre alla collezione di importanti minerali di tipo gessoso solfifero, di rocce e fossili rari, il museo conserva anche alcuni strumenti d’epoca utilizzati nella vita delle miniere, come i castelletti di estrazione, i vagoncini utilizzati per il trasporto dei minerali, i forni “Gill”. Particolarmente interessante la ricostruzione in scala di uno spaccato di miniera, dove è possibile riconoscere le gallerie, il pozzo di estrazione e i forni. Il museo conserva inoltre una ricca serie di carte geologiche della Sicilia.
Il museo ha sede all’interno di una struttura recentemente inaugurata e adiacente alla scuola fondata dallo stesso Mottura, di cui il museo ha fatto parte per lungo tempo. Nel 1862 l’ingegnere Sebastiano Mottura fondò a Caltanissetta una scuola mineraria, che diresse tra il 1868 e il 1875. Mottura raccolse campioni di minerali della formazione gessoso-solfifera del centro Sicilia, che donò in parte al museo-laboratorio didattico della scuola da lui fondata.



ECONOMIA - . L’Isola ha rivestito, infatti, un ruolo di primo piano, non soltanto per l’estensione del suo sottosuolo ricco del minerale, ma anche perché agli inizi del XIX secolo le sue miniere ebbero rilevanza mondiale: in quell’epoca si contavano 193 miniere nella provincia di Caltanissetta e 170 nella provincia di Agrigento, più un altro centinaio sparse tra le province di Palermo ed Enna; nei primi anni del Novecento oltre 800 in tutta l’Isola, con l’Anglo-Sicilian Sulphur Company dei Florio a farla da padrona. 

CARUSI - “I Carusi” è un dipinto del 1905, presentato all’ Expo Internazionale di Milano nel 1906, oggi conservato nella Galleria d’Arte Moderna di Palermo. L’opera fu preceduta da una serie di bozzetti attestanti un attento lavoro di indagine fatto “sul campo” (durante il soggiorno presso il barone La Lumia proprietario di alcune miniere di zolfo) seguendo il principio realista della “verità oggettiva” senza infingimenti ed edulcorazioni a costo di suscitare scandalo.




FIAMMIFERI - Il primo fiammifero nacque agli inizi dell’Ottocento a Parigi, dove venne brevettata un’asticella di legno, con la capocchia formata da una miscela di solfuro di antimonio, clorato di potassio, gomma e amido. Col passare degli anni la produzione di fiammiferi si perfezionò sempre più: dal fosforo bianco si passò al fosforo rosso, fino all’uso del sesquisolfuro di fosforo.



LETTERATURA - Ignazio Buttitta nel 1963 dedicò questi versi “A li matri di li carusi”: quelle centinaia di bambini di età tra i cinque ed i dodici anni, affidati da famiglie indigenti ai picconieri delle miniere di zolfo siciliane, in cambio di una misera somma, chiamata “soccorso morto”. Bambini che non riuscivano a vedere la luce del giorno, che erano costretti a camminare in ginocchio e che erano condannati a rimanere a vita all’interno delle miniere, privati degli affetti e dell’infanzia. Nun li mannati a la surfara / Si pani un nn’aviti scippativi na minna / un pezzu di mascidda pi sazialli / disiddiraticci la morti chiuttostu. “Meglio la morte che la miniera”, affermava Buttitta. Meglio la morte che seppellirsi vivi in luoghi come Floristella, Grottacalda, le miniere Bimbinello, Vodi e Zimbalio-Giangagliano nell’area di Assoro, le Solfare di Capodarso e Valle dell’Imera meridionale, Gabbara a San Cataldo. O ancora la solfara Torre a Enna, la solfara Galati a Barrafranca, la solfara Stincone a San Cataldo, Collorotondo a Cattolica Eraclea e quella di Montegrande a Palma di Montechiaro. 

SOLFATARA - Luoghi che oggi, dismessi da decenni, colpiscono per il silenzio irreale e vuoto che avvolge il visitatore, ma che fino alla prima metà del Novecento, brulicavano di persone che trasportavano pesanti carichi di cesti sulle spalle, spingevano carrelli sui binari, accendevano fuochi. 


Letteratura :
Baldacci Luigi 1890
Campo Mariano 2025
Consolo Vincenzo 2025
Germi Pietro 1950
Mottura Sebastiano 1890
Pirandello Luigi 1930

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