sabato 26 agosto 2023

Geologia 10 Trento - Dolomiti la scogliera dei dinosauri

DOLOMIA - La dolomia è una roccia sedimentaria fatta dai minerali : calcite CaCO3, magnesite MgCO3 e quindi da dolomite (Ca et mm e, Mgr nn mm ricevuto mm) CO3 un carbonato doppio di calcio e magnesio. La q nn e nen mi nn edolomia si forma alla base Dell era GTsecondaria, CFRR dove quando mmcominciano a svilupparsi i rettili e gli q no bryuccelli. Nella dolomia by b ytrovare un fossile é un byccevento raro. La diagenesi ha distrutto la vecchia struttura aa e tessitura della roccia. Svolte la dolomia presente la dei vacuoli, e puzza dopo essere stata martellata.









DOLOMITI - Le Dolomiti sono una catena montuosa che si trova nel nord Italia, nella regione del Trentino. Il nome di questa catena montuosa  deriva dal naturalista e geologo francese Déodat de Dolomieu, il quale nel 1791 fu il primo a  studiare la roccia con cui sono fatti i monti delle Dolomiti. Questa roccia DOLOMIA e' molto diffusa in ambiente Marino, in acque basse e costiere.
La dolomia si forma al fondo al mare, in zona spiaggia. E tidale, in laguna, in zona di scogliera. La zona di scogliera corrisponde all'attuale  barriera corallina . Anche molti milioni di anni fa, diverse centinaia di milioni di anni fa, esistevano le scioglierefatte di spugna e di coralli.

SCOGLIERA - La scogliera é un ambiente Marino, di acque basse e molto salate. In certi casi, come nelle pozzanghere poco profonde l'acqua di mare evapora è lascia al fondo i sali. Sono questi sali a favorire la penetrazione di magnesio nel reticolo cristallino Dell calcare. la dolomitizzazione. Se le acque sono molto salate, in zona tidale, il magnesio sostituisce il calcio nel reticolo cristallino, in questo modo i calcari diventano dolomie. Quando una goccia di acido cloridrico (HCl) diluita in acqua viene versata su un calcare si sviluppa anidride carbonica (gas) e notiamo molte bollicine sulla superficie bagnata della roccia. La dolomia é una roccia poco solubile. Per questo sulla dolomia si sviluppano pochissime bolle di gas CO2 anidride carbonica. Questo serve a  distinguere i calcari dalle dolomie. La dolomie si sviluppano dalle sabbie carbonatiche prodo|tte

 dalla distruzione di coralli, alghe e spugne
 che crescono in acque salate poco profonde lungo la linea di costa. Sono gli organismi marini come spugne e coralli a produrre i minerali per la formazione della  la dolomite In passato la dolomite si è deposta solo nel precambriano durante eruzioni vulcaniche con abbondante anidride carbonica nell'atmosfera.


GEOMORFOLOGIA - LA zona delle Dolomiti é montuosa, le pareti rocciose sono verticali, molto inclinate e prive di suolo. Non cresce uqqn filo d'erba. Sotto ai monti le colline piene di erba,} @GTLe dolomiti sono un gruppo montuoso delle alpi orientali. Sono scavate dai torrenti che alimentano il fiume piave. La Marmolada è la cima più alta delle Dolomiti con 3343 m.
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Mik errore mm e ho
Sono fatte da rocce sedimentarie e deposte errore mm q eeelungo una scogliera corallin GTa rmilioni di anni miss qfà. L'laccumulo di conchie mmglie, coralli e alghe calcaree in amb RR mi JJ qent TTbug ye ma c'è qrino tropicale durante il Triassico kcirca 250 milioni di anni fa, ha prodotto le montagne delle dolomiti. In seguito a movimenti tettonici durante l'orogenesi alpina la crosta terrestre si sposta.

fra africa ed europa si è sollevata e posta nella posizione attuale. Il sollevamento è stato  q mi qqaccompagnato da terremo CF qti ed eruzioni v buccebucceulcanic he. La forma attuale è il risultato di erosione ed esposizione al sole, al vento, ai ghiacci e alla gravità. Sulle montagne delle dolomiti crescono i boschi di conifere di abete rosso abete bianco e pino silvestre. Numerosi sono i pascoli. Le dolomiti sono un parco naturale e Patrimonio dell'Umanità dal 2009.


campione di dolomite
sabka la piana tidale

le cime delle dolomiti
scogliera corallina australiana



mesozoico : l'era dei rettili
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giovedì 17 agosto 2023

Geologia 50 - Le antiche miniere di rame di Cipro e i bronzi di Riace

 BRONZO -  Il bronzo piu antico in è stato trovato in turchia agli inizi del III millennio a.C. Il bronzo è una lega metallica composta da rame e stagno. L'aggiunta di stagno rende il rame piu duro e dura piu a lungo. Una bella scoperta quella di aggiungere stagno al rame che i metallari e fabbri tengono segreto. Per tanti anni si sono provate a mescolare e fondere metalli. Solo un mago ci riesce.  Prova e riprova alla fine  la percentuale di stagno da utilizzata per produrre il bronzo va dal 2 al 16 percento, soglia oltre la quale la lega metallica diventava friabile e quasi impossibile da lavorareeee. 



GRECIA - Quando parliamo di bronzo antico, il pensiero va alle statue della' antica Grecia. Il bronzo è una lega di rame e stagno. Questo ha permesso di avere armi, spade piu dure e resistenti. In seguito il bronzo viene usato per le statue, armi e per i cannoni. Con il bronzo antico si realizzano tanto attrezzi più poveri come coltelli, zappe, forche, spille, specchi che iniziano ad avere una richiesta oltre le statue. 



RAME - Ma dove prendiamo il rame ? Nel Mediterraneo antico a Cipro si trova rame, e quando viene scoperto la notizia fa il giro del mondo. Un mondo antico, fatto di greci e latini, fenici ed Etruschi. Oggi si studia in chimica che il rame è un metallo rosso e ha pure un l'atomo di rame. L'atomo indivisibile del filosofo greco Democrito con un nome latino come Cuprum. Prendiamo le iniziali e con Cu indichiamo quel metallo rosso, buono per fare fili elettrici e pentole di rame che la nonna amava tenere appese in cucina. 



CIPRO - Isola di Cipro è famosa per i cipressi e in mezzo agli alberi si scavano gallerie per estrarre il prezioso metallo. Un forte esercito ha bisogno di spade e per fare spade ci vuole ottimo bronzo. L'isola di “Cipro” (kypárissos) significa  l'isola dei cipressi. L'isola sarà chiamata  dai latini cuprum e con lo stesso nome chiamano il metallo rosso che oggi conosciamo come rame. L'isola era conosciuta anche in Persia quando era abitata dal popolo dei Sumeri. I primi abitanti provengono dalla Siria e dall’Anatolia attratti dalle miniere di rame dell'isola. Nel 475 a.C., l'isola fa parte dell impero Persiano. Nel 333 a.C. Alessandro Magno sconfigge all’impero Persiano, e Cipro viene inglobata nell’impero macedone. Dopo la morte di Alessandro, i Diadochi (significa successori) si spartiscono l'impero di Alessandro. Dopo a Cipro arriva un egiziano, imparentato con la dinastia tolemaica, i re dell'Egitto. Dopo il periodo greco chiamato ellenistico dal 58 a.C. al 330 d.C. Cipro diviene parte dell'impero romano. 



STATUA - E' in questo periodo che la Grecia antica diventa una grande fabbrica di statue in marmo e in bronzo. Basta pagare con i denari. Risale a questo periodo che delle bellissime statue di bronzo una volta finite, vengono caricate su navi e partono con destinazione Roma. Prima di arrivare può capitare che una tempesta manda a fondo le navi e il suo prezioso carico. 


 RIACE - Le due statue di bronzo realizzate da antichi scultori greci– sono rinvenute il 16 agosto 1972 nei pressi di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria – sono considerate tra i capolavori scultorei dell'Arte greca. 


CIPRO - Caduto l'impero romano, con la divisione dell’impero in due parti, saranno i bizantini a controllare l’isola di Cipro. Nel medioevo verso 1191 Riccardo Cuor di Leone, al tempo della terza Crociata, conquista Cipro. In seguito l’isola sarà ceduta ai Templari, e dopo sarà ceduta  alla dinastia dei Lusignano. Nel 1489 Cipro viene annessa alla Repubblica di Venezia fino al 1571. 












LETTERATURA : 

Metalli - La lega metallica di bronzo ed.  treccani.it
Storia - L'isola di Cipro ed. sapere.it
Archeologia - Bronzi di Riace ed. Wikipedia.it
Storia - Storia di Cipro di Fabrizio Consiglio



Geologia 32 - Lo zolfo di Caltanissetta

 SOLFATARA -  La solfatara viene descritta da Luigi Pirandello, premio nobel 1935 per la letteratura.  nelle sue novelle per un anno.  Pirandello era di Agrigento un territorio con miniere di zolfo. Pirandello dopo essersi laureato sposa Antonietta Portulano la figlia di una solfataro. Non un minatore qualunque ma un proprietario di miniera, una miniera di zolfoIl bisnonno paterno, Andrea Pirandello, era stato un armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere di Genova.


ARAGONA - Nel 1903 un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di proprietà del padre, nella quale era stata investita parte della dote di Antonietta e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole sostentamento, li ridusse sul lastrico. Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. 



ARAGONA - Dal 1900 circa, dette miniere si consorziarono fra di loro in modo da formare un complesso industriale capace di condurre ricerche e lavorazioni su vasta scala.Quindi per opera della Società  des Mines  il gruppo di miniere di Aragona raggiunse uno sviluppo notevole, tanto da poter essere incluso nel ristretto elenco delle grandi miniere solfifere. Verso la fine dell’ottocento in tale gruppo di miniere opera Stefano Pirandello sia come commerciante sia come produttore di zolfo attraverso un contratto di gabella che stipula con il principe di Aragona, Antonio Burgio Brancaccio. Il fondo che prese in concessione costituiva una vasta estensione di terreni solfiferi in gran parte esplorati e con miniere gia  attivate, in cui ebbe una partecipazione diretta, anche se breve, il grande scrittore Agrigentino, in particolare nella conduzione della miniera che chiama Taccia – Caci, la zolfara grande nel suo celebre romanzo I vecchi e i giovani, riscritto definitivamente nel 1913. Costituitosi in società , Stefano Pirandello effettua lavorazioni presso la montagna Mintini di Aragona, ex feudo Diesi, per circa 10 anni. I lavori che la Società  esegue riguardarono le seguenti buche: Taccia-Caci, Taccia, Mezzogiorno, Levaste, Salamone, Salamone piccolo, Mandra Principe, San Pietro, San Giuseppe e San Vincenzo. La miniera Taccia-Caci fu fonte di notevole guadagno per la famiglia Pirandello, ma anche causa del dissesto finanziario che compromise la salute mentale della moglie dello scrittore Donna Antonietta Portolano, e che ritorna variamente nelle sue opere, determinando che la vocazione alla letteratura diventi scelta obbligata, il mezzo per procurarsi da vivere e far quadrare il bilancio familiare. Il tema Pirandello & lo zolfo¨ è dunque un passaggio obbligato per avvicinarsi a Pirandello uomo e letterato, difatti offre una nuova ed ulteriore chiave di lettura sulla formazione del grande scrittore Agrigentino. Lo zolfo, infatti, contraddistingue variamente la produzione di Pirandello come motivo ispiratore di parecchie novelle, nelle quali è presente più che la zolfara, il mondo che gravita attorno ad essa. La proposta di valorizzare questi luoghi o meglio il luogo pirandelliano attraverso il recupero della zolfara Taccia-Caci, seppellita attualmente da rosticci di zolfo e l’eventuale riconversione della miniera in Museo può offrire l’occasione per una conoscenza diretta del patrimonio antropologico e materiale che ha caratterizzato la storia socioeconomica del nostro paese.



GUTTUSO - Renato Guttuso (1911-1987)  è stato un pittore del novecento. Nasce a Bagheria (Palermo) lavora come pittore a Roma e Parigi.  Renato Guttuso l'arte è il suo mestiere ma ha anche una grande passione per la politica. Nella sua arte tratta temi sociali, fa riferimento spesso alla sua terra, la Sicilia. Dipinge il mondo che lui ha conosciuto e vissuto. Racconta la storia dei carusi, giovani ragazzi di fine ottocento che lavorano duramente nelle solfatare. Nel dipinto la solfatara quel colore giallo è un richiamo al minerale di zolfo mescolato al calcare. 


ZOLFO - Lo zolfo siciliano si è formato perchè l'acqua del mare quando evapora completamente lascia sul fondo un calcare e un gesso impregnato di zolfo. Sembra che lo zolfo derivi da animali morti in acque molto salate. Un minerale che deve essere scavato e portato fuori per essere fuso e colato. Cosi la solfatara sembra un inferno, gli uomini seminudi avvolti dai fumi, impastati di sudore mentre respirano l'aria resa velenosa dallo zolfo.





PANI -  Lo zolfo colato veniva dopo portato con i carretti a Palermo o Catania, prima ancora che si facesse una linea ferrata che andava da Palermo passa per Caltanissetta e arriva a Catania. Per trasportare persone ? No, per fare arrivare prima lo zolfo all'industria francese e inglese per fabbricare polvere da sparo, abbigliamento e curare la pianta del vino dai parassiti.  

 

 


 


Geologia 31- il vulcano di Agrigento

 AGRIGENTO - A inizio ottocento gli spagnoli governano la Sicilia. A re Ferdinndo  viene deedicata l'isola vulcanica Ferdinandea dal geologo catanese Gemmellaro. L'isola emerge a inizio ottocento per poi scomparire nuovamente nelle acque del Mediterraneo. Una enorme colonna di fumo esce dal vulcano, lave incandescenti escono dai fianchi scrive Carlo Gemmellaro. L'isola si trova fra la costa di Agrigento e l’isola di Pantelleria compare nel mese di luglio 1831”. Dopo il prof. Gemmellaro legge la sua relazione nell’aula magna dell’Università di Catania il 28 agosto su questo fatto curioso poi destinato a concludersi nel giro di pochi mesi con l’inabissamento della medesima isoletta.





   AGRIGENTO - Durante il periodo di insegnamento presso l’Istituto Tecnico di Girgenti il naturalista Giacomo Trabucco poté recarsi alle Isole Pelagie. A seguito di tale occasione pubblicò descrizioni geografiche e rilievi geologici di Pantelleria, Lampedusa e Linosa che risultarono molto interessanti dato che fino allora si conosceva ben poco di quelle isole remote.


martedì 15 agosto 2023

Geologia 30 Trapani - La valle del Belice


BELICE -  Il Belìce è un fiume della Sicilia sud-occidentale lungo‭ ‬107‭ ‬km e con un bacino idrografico di‭ ‬964‭ ‬km²,‭ ‬uno dei maggiori della Sicilia meridionale per estensione.‭ ‬Il‭ ‬Belìce è un il‭ ‬3º fiume della Sicilia dopo Imera meridionale‭ (‬Termini Imerese‭) ‬e Simeto‭ (‬Piana di Catania‭)‬.‭ ‬Il fiume‭  ‬attraversa il territorio di tre province:‭  ‬Palermo e Trapani e Agrigento.‭ ‬E die comuni di Menfi,‭ ‬Montevago,‭ ‬Camporeale,‭ ‬Partanna,‭ ‬Poggioreale e Castelvetrano.‭ ‬Il Belìce si forma dall'unione di due rami,‭ ‬in località Carrubbella,‭ ‬nei pressi di Poggioreale:‭ ‬il Belìce Destro‭ (‬55‭ ‬km‭) ‬che nasce presso Piana degli Albanesi,‭ ‬e il Belìce Sinistro‭ (‬57‭ ‬km‭)‬,‭ ‬che scende invece dalla Rocca Busambra.‭ ‬Dopo la confluenza il fiume,‭ ‬che si sviluppa lungo la direttrice NE-SO da Palermo fino alla costa mediterranea tra Punta Granitola e Capo San Marco,‭ ‬raccoglie le acque del torrente Senore percorrendo ancora circa‭ ‬50‭ ‬km fino alla foce che avviene nel Mar Mediterraneo.‭ ‬La lunghezza del corso principale[non chiaro‭] ‬del fiume è dunque pari a‭ ‬107‭ ‬km,‭ ‬compresi i‭ ‬57‭ ‬km del F.‭ ‬Belìce Sinistro.‭ 




TERREMOTO - La sequenza sismica iniziò nel pomeriggio del 14 gennaio 1968 con una prima forte scossa alle ore 13:28 locali, che causò danni notevoli a Montevago, Gibellina, Salaparuta e Poggioreale, nonché lesioni in alcuni edifici a Santa Margherita di Belice, Menfi, Roccamena e Camporeale. Meno di un’ora dopo, alle 14:15, nelle stesse località ci fu un’altra scossa molto forte, sentita anche a Palermo, Trapani e Sciacca. Due ore e mezza più tardi, alle 16:48, ci fu una terza scossa, che causò danni gravi a Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Margherita di Belice e Santa Ninfa. Lesioni di varia entità si aprirono in molti edifici di Alcamo, Calatafimi, Camporeale, Corleone e Roccamena; a Palermo ci furono danni in edifici di vecchia costruzione. A Gibellina e Salaparuta, in particolare, tutte le scosse precedenti quella più violenta – che accadde il giorno dopo – causarono serie lesioni e compromisero la stabilità degli edifici. Dopo queste prime scosse, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, all’epoca comandante dei Carabinieri di Palermo, visitando nel pomeriggio del 14 gennaio i centri più colpiti, raccomandò alla popolazione di pernottare all’aperto. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio, alle ore 2:33 locali, una scossa molto violenta causò gravissimi danni e il crollo di alcuni edifici a Poggioreale, Gibellina, Salaparuta, Montevago e Santa Margherita di Belice; fu fortissima a Contessa Entellina e a Corleone, dove causò danni rilevanti, e fu sentita molto forte a Palermo, a Trapani e in tutta la Sicilia occidentale e centrale, compresa l’isola di Pantelleria. La scossa più forte dell’intera sequenza avvenne poco dopo, alle ore 3:01, ed ebbe effetti disastrosi: crolli e distruzioni diffuse in un numero di località ben superiore a quello delle località già menzionate. Frequentissime e forti repliche non diedero tregua. I morti accertati ufficialmente furono complessivamente 231 e i feriti oltre 600. Fonti indipendenti ritennero, tuttavia, che il bilancio delle vittime fosse molto più alto: oltre 400 morti e più di 1.000 feriti. Il numero relativamente contenuto delle vittime, se paragonato all’enorme portata delle distruzioni, fu dovuto principalmente all’allerta lanciato dal generale Dalla Chiesa. Quasi tutta la zona collinare della Sicilia sud occidentale – circa 6.200 kmq – fu coinvolta nella disastrosa sequenza sismica del gennaio 1968. L’area dei massimi effetti fu localizzata nel medio e basso bacino del fiume Belice: comprese 12 comuni delle province di Trapani, Agrigento e Palermo, per una superficie di circa 1.000 kmq. Questo territorio non figurava allora tra quelli considerati a rischio sismico. I paesi di Gibellina, Poggioreale e Salaparuta, in provincia di Trapani, e Montevago, in provincia di Agrigento, furono quasi totalmente rasi al suolo, con effetti valutati di grado X MCS. A Gibellina fu distrutto quasi il 100% delle unità immobiliari, che era di 1.980 edifici. A Poggioreale fu distrutto il 100% delle unità immobiliari, pari a 993 edifici. A Salaparuta fu distrutto il 100% delle unità immobiliari, un migliaio di edifici. A Montevago fu distrutto il 99% delle unità immobiliari e fu danneggiato gravemente l’1% rimanente, su un totale di 1.393 edifici. In tutti questi paesi i pochi muri ancora rimasti in piedi crollarono completamente in seguito alla fortissima replica avvenuta il 25 gennaio, alle ore 10:56 locali. Dopo questa nuova scossa rovinosa che causò qualche altra vittima, le autorità proibirono l’ingresso nei paesi di Gibellina, Montevago e Salaparuta. Gravi distruzioni, con dissesti e crolli diffusi, colpirono i paesi e i territori comunali di Santa Margherita di Belice, Santa Ninfa, Partanna e Salemi (grado IX o VIII-IX MCS). Santa Margherita di Belice aveva 3.646 edifici: le scosse distrussero il 70-80% delle unità immobiliari e lesionarono leggermente le rimanenti. Gravi lesioni danneggiarono anche il palazzo Filangeri di Cutò e la chiesa madre. La replica del 25 gennaio fece crollare un’altra decina di case. Santa Ninfa aveva 1.928 edifici: ne fu distrutto più del 43%; il 47% fu danneggiato gravemente e solo il 9% risultò lesionato in modo più leggero. La replica del 25 gennaio causò nuovi, gravi danni agli edifici. Partanna aveva 4.345 unità immobiliari: il 30% fu completamente distrutto, il 42% danneggiato gravemente, il 19% lesionato. La replica del 25 gennaio causò il crollo di numerosi edifici. A Salemi, su 4.402 edifici il 24% fu distrutto, il 45% danneggiato gravemente e il 29% lesionato leggermente. La replica del 25 gennaio causò il crollo di una delle torri del castello di Federico II e danneggiò la chiesa madre, la Biblioteca Civica e il Museo del Risorgimento; crollò anche il ponte della strada per Agrigento. Nelle campagne di questi comuni andarono distrutte anche molte costruzioni rurali. In una dozzina di altre località le scosse causarono crolli totali di edifici più limitati, ma ci furono danni ingenti, gravi dissesti e crolli parziali estesi a parte del patrimonio edilizio (grado VIII MCS o appena inferiore).((da “Il peso economico e sociale dei disastri sismici in Itlaia negli ultimi 150 anni”, * Guidoboni e Valensise 2011







TERREMOTO -  A Settembre 2011 La Regione siciliana e' disponibile ad anticipare sui fondi Fas le risorse necessarie per chiudere il contenzioso e avviare a conclusione il piano di sviluppo per il completamento della ricostruzione della Valle del Belice.



LETTERATURA :

* Ditta Anna - Il terremoto del Belice ED. 2018