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mesozoico : l'era dei rettili |
INDICE :
TRENTINO / DOLOMITI
VENETO / PIAVE / VERONA / PADOVA / VENEZIA
FRIULI / CARNIA
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TRENTINO
- Il Trentino-Alto Adige è ricco di corsi d'acqua, fiumi e laghi. Dai
monti scendono il fiume Adige e il Piave. Il fiume Brenta nasce in
Trentino-Alto Adige e sfocia nel mare Adriatico. Le precipitazioni
piovose cadono prevalentemente in estate sulle Dolomiti e sull'Alto
Adige, mentre nel settore meridionale della regione i picchi di
piovosità si osservano durante le stagioni intermedie. In inverno
prevalgono precipitazioni a carattere nevoso, più abbondanti sui
rilievi. Appartiene al Trentino-Alto Adige la parte settentrionale del
lago di Garda, il maggiore lago della regione e d'Italia, suddiviso tra
Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia.
TRENTINO
- La parte antica della città di Belluno sorge su uno sperone di roccia
in prossimità della confluenza del torrente Ardo con il fiume Piave. A
nord si stagliano verso il cielo l'imponente gruppo dolomitico della
Schiara (2565 s.l.m) con la caratteristica Gusela del Vescovà, il monte
Serva (2133 s.l.m) e il monte Talvena, mentre a sud le prealpi separano
il Bellunese dalla pianura veneta. Sempre a sud, nella zona del
Castionese, si erge il Nevegal (pronuncia: Nevegàl) sul quale sono
situati impianti di risalita e piste da sci.
IDROGRAFIA - Fiumi e torrenti hanno scavato una fitta rete di valli che per lo più gravitano, direttamente o attraverso facili corridoi, sull’asta atesina, di gran lunga la più aperta e importante: essa raccorda non solo la struttura fisica, ma anche quella economica e insediativa, di tutta l’area e rappresenta la direttrice di più facile percorribilità. I laghi sono numerosissimi: se ne contano 297, variamente distribuiti; la fascia di maggior addensamento è tra i 2000 e i 2300 m, ma i più estesi sono disposti tra i 67 e i 1200 m. Il clima è quello delle regioni alpine, ma caratterizzato da notevole varietà tipologica. Si passa dal tipo mediterraneo, nella regione gardesana, a quello di transizione fra mediterraneo e continentale, nella valle dell’Adige e nelle valli a quote poco elevate, fino al clima tipicamente alpino nelle valli a maggior altitudine. Temperature e precipitazioni, anche nevose, sono pertanto molto variabili.
DOLOMITI - Le dolomiti anche dette Monti pallidi (Dolomiten in tedesco, Dolomites in ladino, Dolomitis in friulano), sono un insieme di gruppi montuosi delle Alpi Orientali italiane, comprese tra Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli, tra le province di Belluno, Bolzano, Trento, Udine e Pordenone. Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, battezzata in suo onore dolomia, costituita principalmente dal minerale dolomite (MgCa(CO3)2) ovvero carbonato doppio di calcio e magnesio. La dolomite si forma nella spiaggia sommersa nella zona tidale, qui per evaporazione delle acque marine il calcio della calcite viene sostituito in parte da atomi di magnesio presente in acqua molto salata. Infatti la dolomite risulta esssere meno solubile della calcite. In passato l’Italia durante il giurassico e mesozoico si trovava in fondo al mare, un paleoceano conosciuto come Tetide. A quei tempi il clima era caldo tipico delle zone equatoriali e tropicali. Le acque calde favorivano lo sviluppo delle scogliere coralline, costruite da spugne, coralli e madrepore, lamellibranchi e pesci. Questi organismi erano costruttori con il loro scheletro carbonatico, delle vaste scagliere e piattaforme carbonatiche che costituiscono oggi buona parte della catena alpina ed appenninica italiana.
DOLOMITI - La denominazione “Monti Pallidi” è da sempre associata alle Dolomiti in Val di Fassa, nei pressi di Moena.
Il caratteristico colore chiaro, quasi di ghiaccio, caratterizza
comunque gran parte delle Dolomiti in Trentino per via della particolare
composizione della roccia, la Dolomia.Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista
francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il
particolare tipo di roccia predominante nella regione, battezzata in suo
onore dolomia, costituita principalmente dal minerale dolomite
(MgCa(CO3)2) ovvero carbonato doppio di calcio e magnesio.
DOLOMITI - Passo Croce d’Aune é uno dei valichi alpini più belli delle Dolomiti. Riconosciute come Patrimonio dell’Umanità Unesco, le Dolomiti sono senza dubbio una delle mete più ambite dai turisti di tutto il mondo e, tra questi, i bikers di tutta Europa non fanno di certo eccezione! I valichi e i passi alpini presenti lungo questa catena montuosa sono davvero tanti, tutti in grado di far vivere, motociclisticamente parlando, forti emozioni. Qui si trova il birrificio Padavena --- Partiamo da Belluno e ci dirigiamo verso Feltre seguendo la SS50 del Grappa e del Passo Rolle per 29,8 chilometri in direzione di Viale Giuseppe Mazzini a Feltre. Fermiamoci per una veloce rifocillata, parcheggiamo la nostra moto e facciamo un giro per la cittadina.
ADIGE - è un fiume dell'Italia nordorientale, per lunghezza – circa 410 km – il secondo fiume italiano dopo il Po, il terzo per ampiezza di bacino dopo Po e Tevere e il quarto per volume d'acqua dopo Po, Ticino e Tevere, con 235 m³/s di portata media annua presso la foce. Attraversa to città di Trento, Verona, e Rovigo. Sulle sue sponde crescono piante a foglia larga (latifoglie) . Una catastrofica alluvione nel VI secolo (589), secondo le cronache di Paolo Diacono (monaco) provocò morte e distruzione a Verona e nelle campagne. Nel novembre 1966 la città di Trento conobbe la più grande alluvione della sua storia.
ADAMELLO - L’adamello è un monte del Trentino … I plutoni dell'Adamello, delle Vedrette di Ries, della Cima d'Asta, di Bressanone nel Trentino-Alto Adige, tutti di età terziaria, sono costituiti in gran parte da adamelliti, granodioriti e tonaliti. Una tonalite è un tipo di roccia granitica.
TRENTO – Territorio abitato da antiche popolazioni italiche come : i Veneti, gli Etruschi e i Galli. Gli archeologi trovano fibule di bronzo, e collane d'oro, perle di quarzo ametista nei corredi funebri. La conquista romana del Trentino avvenne nel corso del I secolo a.C. Il nome Trentino come Trento, è un antico municipio romano chiamato con il dal di Tridentum. Le vie cittadine si svilupparono in maniera ordinata, parallelamente all'impianto del cardo e del decumano secondo i principi dell'urbanistica romana. Dopo essere stata evangelizzata, nel secolo 4° viene costruita la cattedrale di Trento. Nel secolo 5° si hanno le prime invasioni barbariche (Svevi, Alamanni, Vandali e Burgundi). Gli Unni sono guidati da Attila, che distrugge Trento, poi Teodorico re degli Ostrogoti, conquista la regione e la usa come avamposto militare. La rewgione è piena di chiese e di castelli medievali. Nel corso del Duecento, l'architettura e la scultura si svilupparono nel segno della tradizione romanica.
BOLZANO - ... Lasa è un comune italiano di 4 mila abitanti della provincia di Bolzano, situato in Val Venosta, lungo il corso del fiume Adige. ... Lo stemma comunale di Lasa rappresenta un martello e due scalpelli rossi, disposti in banda su sfondo bianco rigato di nero. Il campo bianco e nero simboleggia i giacimenti di marmo, il martello e gli scalpelli gli strumenti per la sua lavorazione. L'economia di Lasa in passato si è basata sulla lavorazione del marmo.
PORFIDO - Il porfido è una roccia magmatica acida, che si forma per una eruzione … Il nome porfido deriva dal greco, che significa di colore viola. Nel porfido si vedono i cristalli (fenocristalli 25% ) su una pasta di fondo microcristallina. Il colore varia dal rosso al marrone al viola al grigio. Il porfido puo essere quarzoso o granitico. Il cosiddetto porfido rosso antico è in realtà un'andesite. In Trentino una spessa sequenza di lave e tufi hanno dato origine a banchi di porfido su un'area di 750 km2 con spessore variabile dai 400 agli oltre 1000 m. Uso roccia resistente per pavimentazione tagliata in lastre o cubetti chiamati sanpietrini (ed. Wikipedia)
PORFIDO – Roccia vulcanica si trova in : presso le prealpi bergamasche e bresciane, in bassa Valsesia (Piemonte), all'isola d'Elba, sul Monte Amiata (Toscana), nei pressi di Civitavecchia (Lazio) e in Sardegna. Porfidi quarziferi in gran parte trasformati dal metamorfismo alpino in scisti cristallini occupano parte delle Alpi Liguri tra Cuneo e Savona. In Trentino, specialmente nei comuni della Val di Cembra e sull'Altopiano di Piné, il porfido ha una colorazione variegata, da rosso, marrone, bordeaux, grigio a violaceo. Un altro sito estrattivo si trova a Cuasso al Monte in provincia di Varese.
PORFIDO – Tufi porfirici si trovano nelle Alpi in prossimità delle grandi colate di porfidi quarziferi del Luganese, della Valsesia, delle Prealpi Lombarde, del Trentino e dell'Alto Adige. Spesso questi tufi hanno acquistato, per profonda diagenesi, una compattezza tale da renderne difficile la distinzione dai porfidi stessi e come questi ultimi anzi meglio di questi ultimi sono stati oggetto d'intense azioni dinamometamorfiche, così da costituire rocce distintamente laminate, come scisti sericitici o porfiroidi.
PORFIDO - , da cave di proprietà imperiale sul Mons Porphyrites o Mons Igneus, un massiccio montuoso oggi chiamato Gebel Dokhan situato ad ovest di Hurghada, nel deserto orientale egiziano. Si tratta di un materiale estremamente duro e difficile da lavorare, già utilizzato dai sovrani egiziani ed estremamente apprezzato, per il suo acceso colore rosso, associato alla dignità imperiale. Il porfido era quindi usato per opere destinate all'imperatore e alla ristretta cerchia della sua famiglia. Dal V secolo il suo colore rosso venne assimilato al culto del corpo di Cristo, riservandone l'uso all'onore dei soli imperatori, secondo una tradizione che si mantenne nell'Impero bizantino e che poi venne emulata anche da altri regni europei. Per esempio nella basilica di Santa Sofia a Costantinopoli la posizione dell'imperatore alle funzioni è segnalata da un disco rosso di porfido, anche nella Basilica di San Pietro in Vaticano, sul pavimento all'inizio della navata centrale, è visibile il disco di porfido rosso (la cosiddetta Rota Porphyretica) originariamente ai piedi dell'altare dell'antica basilica costantiniana (Antica basilica di San Pietro in Vaticano), sul quale Carlo Magno si inginocchiò per ricevere dal papa la corona imperiale. Sempre in porfido sono i sarcofagi della madre di Costantino I (sant'Elena) e di Federico II, posto nella cattedrale di Palermo. (ed. Wikipedia)
PORFIDO - Condanne per 76 anni al processo contro le infiltrazioni della ’ndrangheta calabrese nell’economia e nella politica di una valle a una quindicina di chilometri da Trento, la val di Cembra: qui si estrae una pietra rossa di un certo valore, chiamata anche “oro rosso”. Il porfido. Le grandi lastre di porfido estratte dalle cave vengono ridotte a cubetti utilizzati per la pavimentazione di strade e piazze nei centri storici delle città. Uno accanto all’altro, i cubetti formano estesi motivi geometrici, risultato di un paziente lavoro di posa. A Roma sono conosciuti come sanpietrini, fatti di leucitite, una pietra più chiara, mentre con il porfido si fanno i cosiddetti bolognini, di diverse sfumature tra il rosso e il marrone. La val di Cembra è dove se ne estrae di più in Italia – 639mila tonnellate all’anno, secondo gli ultimi dati – e circa il 40 per cento finisce all’estero: i piazzali dello stadio Khalifa, in Qatar, del Natural History Museum di Londra e del quartiere Les Halles di Parigi sono fatti con il porfido estratto in Trentino.
PORFIDO - La prima cava fu aperta ad Albiano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Nei decenni successivi, soprattutto dagli anni Sessanta, se ne aggiunsero molte altre a Lona-Lases, San Mauro di Baselga di Pinè, Fornace, Cembra, Camparta, Capriana, Ceola e Lisignago. Sono comuni da poche centinaia di abitanti, dove tutti si conoscono. È difficile passare inosservati, eppure la ’ndrangheta è riuscita a insinuarsi nel tessuto economico, politico e sociale. Ci sono voluti almeno due decenni. Le persone finite a processo si sono prese prima le aziende, poi le amministrazioni. Hanno gradualmente acquisito piccole attività artigianali, aziende di medie dimensioni, infine le cave. Hanno ottenuto concessioni molto costose pagandole un sacco di soldi arrivati dalla Calabria. Hanno fatto eleggere consiglieri e assessori conniventi con il sistema criminale. La ’ndrangheta è riuscita a radicarsi anche grazie alla progressiva sottrazione dei diritti a cui sono stati sottoposti i lavoratori del porfido a partire dagli anni Novanta. Sono di fatto dipendenti, anche se sulla carta risultano come artigiani. Vengono pagati a cottimo a seconda di quanta pietra spaccano ogni giorno. È un lavoro pesante, logorante, con poche tutele.
PORFIDO - I giovani che negli anni Sessanta e Settanta cominciarono a lavorare nel settore sono invecchiati nelle cave, sostituiti da persone arrivate inizialmente dal Marocco, poi da Tunisia, Albania, Macedonia e dalla Cina. Sfruttare i lavoratori stranieri era più semplice. Gli imprenditori avevano dalla loro un’arma in più: il posto di lavoro come unico modo per mantenere il permesso di soggiorno. Minacciati, non pagati, in alcuni casi picchiati violentemente per aver chiesto mesi di paghe arretrate, i lavoratori del porfido hanno sopportato condizioni di sfruttamento estremo.
PREDAZZO - A inizio Ottocento, il geologo Giuseppe Marzari Pencati notò nella zona di Predazzo la particolare compresenza di graniti, lava e sedimenti marini. Scienziati e studiosi, attratti dalla neo-scoperta geologica e stratigrafica delle Dolomiti, iniziarono in un crescendo a visitare il paese, riunendosi nello storico albergo "la Nave d’Oro", noto proprio per essere centro di aggregazione e studio in questo periodo. Alcuni nomi di rilievo: A. von Humboldt, F. von Richthofen, D. de Dolomieu, M.M. Gordon.[9]
PEJO – La fonte di acqua minerale … Peio, scritto a volte impropriamente Pejo, è un comune italiano sparso di 1 828 abitanti della provincia autonoma di Trento, sito nell'omonima valle e noto per le sue sorgenti di acqua ferruginosa e per le sue terme.
ADIGE - Il Trentino-Alto Adige è ricco di corsi d'acqua, fiumi e laghi. Dai monti scendono il fiume Adige e il Piave. Il fiume Brenta nasce in Trentino-Alto Adige e sfocia nel mare Adriatico. Le precipitazioni piovose cadono prevalentemente in estate sulle Dolomiti e sull'Alto Adige, mentre nel settore meridionale della regione i picchi di piovosità si osservano durante le stagioni intermedie. In inverno prevalgono precipitazioni a carattere nevoso, più abbondanti sui rilievi. Appartiene al Trentino-Alto Adige la parte settentrionale del lago di Garda, il maggiore lago della regione e d'Italia, suddiviso tra Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia.
BELLUNO - La parte antica della città di Belluno sorge su uno sperone di roccia in prossimità della confluenza del torrente Ardo con il fiume Piave. A nord si stagliano verso il cielo l'imponente gruppo dolomitico della Schiara (2565 s.l.m) con la caratteristica Gusela del Vescovà, il monte Serva (2133 s.l.m) e il monte Talvena, mentre a sud le prealpi separano il Bellunese dalla pianura veneta. Sempre a sud, nella zona del Castionese, si erge il Nevegal (pronuncia: Nevegàl) sul quale sono situati impianti di risalita e piste da sci.
TRENTINO-ALTO ADIGE – Durante il permiano si hanno potenti eruzioni vulcaniche di lave (fm del porfido) ed ignimbriti. Questo darà origine alla formazione nota come Piattaforma Porfirica Atesina, La composizione delle lave è acida cioè ricca di quarzo, ha una tessitura porfirica, ed in Trentino-Alto Adige raggiunge una una superficie di oltre 750 kmq con spessore variabile dai 400 agli oltre 1000 m. Pubblicazioni : Carta geologica della Provincia autonoma di Trento, Servizio geologico Scala 1:25000 ed. SELCA Firenze
BOLZANO - ... Lasa è un comune italiano di 4 mila abitanti della provincia di Bolzano, situato in Val Venosta, lungo il corso del fiume Adige. ... Lo stemma comunale di Lasa rappresenta un martello e due scalpelli rossi, disposti in banda su sfondo bianco rigato di nero. Il campo bianco e nero simboleggia i giacimenti di marmo, il martello e gli scalpelli gli strumenti per la sua lavorazione. L'economia di Lasa in passato si è basata sulla lavorazione del marmo.
PORFIDO – Il porfido dl Trentino è una roccia che è stata eruttata da vulcani, che puo riempire filoni. Il colore varia dal rosso al marrone al viola al grigio, hanno una ottima resistenza e durezza all'usura, per questo sono usati per pavimentazione stradale, di marciapiedi e di piazze. … Il porfido viene estratto in provincia di Bolzano, Varese, Brescia, a Bienno, Val Camonica, specialmente nei comuni della Val di Cembra e sull'Altopiano di Pinè.
CANTON TICINO - ... Il canton Ticino è una zona montuosa e ricoperta da foreste, l’acqua dei torenti riempie i laghi Verbano e Ceresio, e alimentano il Ticino il principale fiume del Cantone. Il suo bacino idrografico nord-ovest è formato dalla Val Bedretto e la Valle Leventina. Il fiume si riversa nel lago Maggiore in corrispondenza delle "Bolle di Magadino"., una zona paludosa presso Locarno, scelta come riserva naturale di rilevanza nazionale, costituita dalle foci dei fiumi Ticino e Verzasca. Qui presso Campolongo affiorano delle dolomie. Il passo di Campolongo (Ju de Ćiaulunch in ladino) è un valico alpino delle Dolomiti posto a 1.875 m s.l.m., al confine fra Veneto e Trentino-Alto Adige.Mette in comunicazione il comune di Livinallongo del Col di Lana con quello di Corvara in Badia e più in generale la valle del Cordevole con la val Badia. Si trova nel cuore delle Dolomiti e forma il cosiddetto Sellaronda con il passo Pordoi, il passo Sella e il passo Gardena.Occasionalmente è stato trovato qualche campione di crisoberillo anche in territorio italiano, nella zona di contatto delle pegmatiti a Colico sul lago di Como ed in Valtellina. Pubblicazioni : Artini Ettore - Sulla presenza del crisoberillo nella dolomia di Campolongo (Canton Ticino).
TRENTO - I monti di trento sono fatti di dolomia (fm La dolomia principale) ... è una formazione geologica del Trias superiore alpino, da taluni autori identificata con il piano Norico: spessa fino a oltre 1200 m e costituita da dolomie e calcari dolomitici di colore da grigio a bianco, è molto diffusa in Italia e presente anche in altre regioni appartenenti all'area della Tetide. Mostra una stratificazione da regolare a massiccia ed è paleontologicamente caratterizzata da generi estinti di Lamellibranchi, Gasteropodi e Alghe. In alcune aree le condizioni di sedimentazione della Dolomia principale si sono proseguite anche nel piano successivo, il Retico. In trentino su strati di calcare sono state scoperte impronte fossili di dinosauro. Pubblicazioni : * Coltro Roberto - Intercalazioni terrigene nelle Dolomia principale di Val di Centa (Trento) ed. Trento * Del Campana Domenico - Fossili della dolomia principale della Valle del Brenta ed. Roma * Repossi Emilio - Ritrovamento di fossili nella dolomia del M. Gazzo presso Sestri Ponente / ed. Befani, Roma
BELLUNO - … Nel 1839 muore ad Ogordo il mineralogista tedesco Friedrich Mohs …
SVIZZERA - Nella regione del Giura (Francia-Germania-Svizzera) si trovano numerosi laghi d'origine glaciale in fondo a valli dove un substrato composto da morene datanti dalle grandi glaciazioni del Quaternario (Günz, Mindel, Riss, Würm) garantisce l'impermeabilità del suolo.
MASETTI - Masetti Daniele, presentato da Napoleone Prandini al Rotary, lo ha presentato agli intervenuti. Professore associato di Sedimentologia presso il Dipartimento di Scienze Geologiche e Palentologiche dell’Università di Ferrara e professore ordinario di geologia stratigrafica presso il Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine dell’Università di Trieste. Responsabile dell’Unità di Ricerca di Ferrara del Cnr Alpi, nel 1996 e 1997 ha coordinato i sedimentologi italiani del Progetto di ricerca ‘Cape Roberts Drilling Project’.
LETTERATURA GEOLOGICA DEL TRENTINO :
Andreatta Ciro 1957 - La regione Trentino-Alto Adige e le sue risorse minerarie Ed. Trento
Andreatta Ciro 1939 - I giacimenti ferriferi della regione Boai-Comasine in Val di Peio (Trentino) ed. Roma
Bosellini 1972 -
Bosellini Alfonso 1984 - Le Scienze della terra / Alfondo Bosellini ed. Italo Bovolenta, Ferrara
Bosellini, Alfonso 2005 - Storia geologica d'Italia : gli ultimi 200 milioni di anni ed Zanichelli,
Leoanardi Piero 1955 - Breve sintesi geologica delle dolomiti occidentali pp 80, ed Società Geologica Italiana, Roma
Masetti Daniele 1972 -
Valvo Giovanni 1988 - Porfido, amore mio ed. Trento
Varotto M. 2019 - L’epopea della Marmolada nelle Alpi e Prealpi venete, Ed.
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TRIESTE - La località fossilifera Villaggio del Pescatore, vicino a Trieste, regala all'Italia un' altro dinosauro. Questa volta si tratta di un erbivoro, un adulto , chiamato simpaticamente Antonio . Quando il prof. Marco Dalla Vecchia si accorge che questo animale costituiva una nuova specie, unica al mondo, lo ribattezzò Tethyshadros insularis, nome che significa “dinosauro adrosauroide insulare della Tetide”. Antonio, lungo 4 metri, è il più completo dinosauro di dimensioni medio-grandi mai rinvenuto in Europa in tempi recenti, visse nel Cretaceo superiore (Maastrichtiano, circa 70 milioni di anni fa). "Diversamente dai suoi “parenti” del Nord America e dell’Asia che popolavano ampie zone continentali, Tethyshadros viveva su di un’isola relativamente piccola (grossomodo con la superficie dell’attuale Cuba) e da poco emersa dal mare, situata nella parte occidentale dell’oceano Tetide tra l’Africa e la massa continentale nord europea (corrispondente in gran parte all’attuale Scandinavia ed Europa orientale). Infatti, 70 milioni di anni fa l’Europa meridionale, centrale ed occidentale erano un arcipelago di isole situato a latitudini subtropicali .......... Tethyshadros non è un gigante, sebbene appaia grande in confronto ad un uomo. E’ piuttosto piccolo, invece, per le dimensioni corporee standard dei suoi “parenti”, probabilmente perché viveva su di un’isola. Infatti, specie animali di grandi dimensioni riducono la propria taglia quando rimangono isolate in territori di limitata estensione, un fenomeno noto come “nanismo insulare”. * M. Dalla Vecchia
CARNIA - Regione storica e geografica delle Alpi Orientali, nel Friuli-Venezia Giulia, che coincide con l’alto bacino del Tagliamento e trae il nome da quello degli antichi Carni, popolazione celtica abitante il bacino del Tagliamento e dell’Isonzo, sottomessa nel 115 a.C. da Marco Emilio Scauro. A N le Alpi Carniche delineano in senso E-O un’ossatura calcarea. Sono una sezione delle Alpi Orientali e vanno dal Passo di Monte Croce di Comelico alla soglia di Camporosso. Le cime maggiori sono il Coglians (2780 m) e il Peralba (2693 m), dove nasce il Piave, e il Cavallo di Pontebba (2239 m). Parallelamente a questi terreni calcarei si addossano nella zona meridionale formazioni scistose, in parte rafforzate da rocce eruttive (porfiriti). Una terza serie di terreni costituisce la Bassa C. (Alpi di Tolmezzo) e appartiene quasi interamente al calcare e alle dolomie.
PORFIRITI - [der. di porfiro]. – In petrografia, termine generico indicante una roccia effusiva paleovulcanica (corrispondente a una diorite, a un gabbro o a un diabase), a struttura distintamente porfirica, derivata da magmi dioritici e caratterizzata quindi dalla prevalenza di un plagioclasio sodico-calcico sugli elementi femici; a seconda della presenza o meno del quarzo si distinguono p. quarzifere e non quarzifere e, a seconda della natura e quantità degli elementi femici, in p. anfiboliche, micacee, ecc. In senso più lato il termine indica anche rocce eruttive filoniane a struttura porfirica che hanno la composizione delle dioriti, dei gabbri, e di altre rocce intrusive (p. dioritiche, gabbriche, ecc.).*Treccani.it
CARNICO - In geologia è detto carnico il piano inferiore del Trias superiore a facies alpina. La serie tipica del carnico si trova nelle Alpi Venete e Trentine e comprende due zone: l’inferiore, detta strati di S. Cassiano, è costituita da un’alternanza di arenarie e peliti fossilifere. Andando verso l’alto aumentano gli strati e le inclusioni di grossi blocchi calcarei e dolomitici (S. Cassiano in Val Badia). Quella superiore, costituita dai cosiddetti strati di Raibl, è rappresentata da marne laminate bituminose con resti di pesci, calcari neri ammonitici. Al carnico appartengono le manifestazioni eruttive presenti nelle Dolomiti e in Lombardia
DOLOMITI - Le rocce più antiche, di età paleozoica, affioranti nell’area dolomitica sono delle rocce granitiche e metamorfiche scistose, filladi quarzifere. Insieme formano dei gruppi montuosi del versante sud delle Alpi Orientali, con speciali caratteristiche, dovute a calcari magnesiaci abbondantemente degradati per azione delle forze esogene, rotti e fratturati dalle spinte orogenetiche. Tali caratteristiche sono: il notevole spessore degli strati, l’alternanza con terreni meno erodibili, l’azione erosiva che fa apparire le cime come il residuo d’una massa, smembrata in guglie, torri, bastioni, muraglie, che talora si elevano su pianori rocciosi. Nel Giurassico, la tettonica distensiva disarticolò completamente la piattaforma carbonatica dando luogo a una serie di alti e bassi strutturali. In questi ultimi la sedimentazione continuò anche nel Giurassico e nel Cretaceo. L’orogenesi alpina portò alla definitiva emersione dell’area; le deformazioni non molto spinte hanno permesso di conservare sia la geometria dei corpi sedimentari sia l’originaria stratificazione. Nel 2009 le Dolomiti sono state inserite dall'UNESCO nella lista dei siti Patrimonio dell'umanità. * Treccani.it
DOLOMIA PRINCIPALE - Nel Carnico inferiore, contemporaneamente a una nuova fase di subsidenza riprese la sedimentazione carbonatica e si svilupparono così nuove scogliere che si estesero nei bacini circostanti. Questi depositi costituiscono la formazione di San Cassiano, nota per l’eccezionale stato di conservazione dei fossili. Verso la fine del Carnico, lo sviluppo delle facies carbonatiche organogene cessò quasi completamente e si depositarono dei sedimenti calcareo-marnosi, di ambiente costiero.A partire dal Norico in tutta l’area si depositarono dei sedimenti carbonatici in ambiente di piattaforma soggetta a temporanee e continue emersioni, costituenti la dolomia principale. * Treccani.it
Sotto foto di Monte Clapsavon
MARMOLADA - I gruppi montuosi più noti sono quelli della Marmolada (3343 m), del Pelmo (3168), dell’Antelao (3263), del Cristallo (3221), delle Tofane (3243), del Sassolungo (3178), delle Tre Cime di Lavaredo (2999), delle Pale di San Martino (3193), del Latemar (2846), del Catinaccio (3002). Essendo questi gruppi compresi nelle Alpi Veneto-Tridentine, si dà a queste talora anche il nome di Alpi Dolomitiche. Resta tuttavia al di fuori il gruppo delle Dolomiti di Brenta, sulla destra dell’Adige.
VAL GARDENA - Alla fine del Paleozoico (Permiano), nell’area iniziò una intensa attività vulcanica, connessa con l’apertura dell’antico oceano della Tetide, i cui prodotti sono rappresentati sia da lave che da ignimbriti. Su queste rocce si depositarono successivamente le arenarie della Val Gardena, in cui sono numerosi i resti fossili, spesso rappresentati da vegetali e orme di rettili e anfibi. Alla fine del Permiano, nell’area si instaurarono ambienti costiero-lagunari che permisero la deposizione di sedimenti calcareo-marnosi e gessiferi.
RETICHE - Le alpi retiche ...
MONACO - Paolo Monaco è un prof di Scienze ... Il libro nasce in seguito agli eventi sismici che hanno scosso l’Appennino centrale nel 2016 e alla grande nevicata di Rigopiano, in Abruzzo, nel 2017. Lo studio si fonda sul desiderio di spiegare una scienza semplice e fruibile da tutti: una geologia comprensibile, spiegata a una classe sgangherata, irriverente e immaginaria, senza tempo, spazio o luogo. La geologia esce così dai circoli accademici e si distende a 360 gradi. Tra gli obiettivi, riavvicinare le persone e la politica ai temi della geologia, una disciplina in declino in Italia ma ancora di importanza strategica.
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VENETO -
VERONA -
VERONA - la Pianura Veronese, che comprende il Villafranchese, la Media Pianura veronese, la bassa Veronese, il Colognese e gran parte delle Valli Grandi Veronesi e l'alta pianura veronese che comprende soprattutto i paesi di Soave e San Bonifacio. La Lessinia, o Monti Lessini, è un altopiano e un supergruppo alpino nelle Prealpi Vicentine, situato per la maggior parte nella provincia di Verona e, solo parzialmente, in quelle di Vicenza e di Trento.
VERONA - La provincia di Verona la seconda provincia del Veneto dopo la provincia di Belluno. Il territorio veronese è composto per il 51% dalla pianura, per il 28% da colline e per il 18% da montagne mentre la superficie lacustre del lago di Garda rappresenta il 5% della superficie della provincia. (Wikipedia)
VERONA - In Veneto la parte montuosa è costituita dalle prealpi venete. Le montagne sono fatte da rocce sedimentarie di mare basso stratificate, come l'oolite del Monte Baldo (Barbujani Claudio, Bosellini Alfonso, Sarti Massimo 1986). ... Il monte Baldo è un massiccio montuoso delle Prealpi Gardesane di altezza massima pari a 2218 m, esteso da nordest-sudovest, compreso tra le province di Trento e Verona, confinante a sud con la pianura . ... È costituito da una dorsale parallela al lago di Garda che si allunga per 40 km, tra il lago a ovest e la Vallagarina a est. A sud la dorsale è delimitata dalla piana di Caprino e a nord dalla valle di Loppio.
VERONA - Sul monte Baldo (Verona) notevole presenza di rocce calcaree ha favorito molti fenomeni carsici (carsismo), sono infatti visibili parecchi monoliti, conche e soprattutto doline, depressioni che si aprono verso grotte più profonde. Sono molto visibili anche sulle rocce dei solchi paralleli, dovuti alla facile erosione delle rocce carsiche da parte dell'acqua.
VERONA - Il monte Baldo (Verona) è formato da calcare e dolomie formatesi tra il Triassico e l'Oligocene nell'Oceano Tetide, che allora ricopriva questa zona. L'innalzamento della catena ebbe inizio 40 milioni di anni fa, nell'ambito dell'orogenesi alpina. In mezzo a rocce carbonatiche si trovano basalti e tufiti del giurassico.
VERONA - Sul monte Baldo (Verona) si possono trovare anche sporadici affioramenti di basalti e tufiti. Col tempo gli agenti atmosferici hanno eroso le cime creando le forme attuali. Il versante occidentale dell'anticlinale maggiore presenta la stratificazione delle rocce a franapoggio, cioè disposte inclinate verso il lago, mentre il versante orientale dello stesso presenta la testata degli strati, spezzati e interrotti da faglie.
CADORE - La Formazione di Livinallongo è costituita da un complesso
stratificato, di potenza variabile (da 0 a 300 m, in eteropia laterale
con i calcari e le dolomie di piattaforma carbonatica coeve), di calcari
nodulari, ritmiti siliceo-calcaree, calcari detritici, tufiti (facies
della “Pietra Verde del Cadore”) del Ladinico Inferiore (Triassico
Medio), di colore dal grigio scuro al verde. La formazione affiora in
area veneto – trentina, principalmente a cavallo tra le province di
Trento e Belluno (Agordino, Pale di San Lucano, gruppo del Civetta, Val
Fiorentina, Val di Fiemme, Val di Fassa, gruppo dei Monzoni, gruppo
delle Pale di San Martino e Cadore). * Wikipedeia.it
TARAMELLI - Tortaquo Taramelli geologo ...
MENEGHINI - Giuseppe Meneghini geologo ...
TOMMASI - Nacque a Mantova il 25 aprile del 1858. Dopo gli studi classici compiuti nella città natale al R. Liceo Virgilio, nel 1875, avendo vinto per concorso un posto gratuito al prestigioso collegio Ghisleri, si iscrisse al corso di laurea in scienze naturali dell’Università di Pavia. Frequentò contemporaneamente anche il corso di magistero, ottenendo il diploma, assieme alla laurea, a pieni voti in scienze naturali nel 1881. A Pavia fu tra i primi allievi di Torquato Taramelli il quale, riconosciute le capacità del giovane studente, lo indirizzò verso gli studi di geologia e di paleontologia. Nacque, così, tra i due una profonda e sincera amicizia che li legò per tutta la vita. Dopo la laurea, Tommasi si trasferì a Pisa per un anno di perfezionamento alla scuola di Giuseppe Meneghini, uno dei maggiori paleontologi italiani dell’epoca. Nel 1883 vinse per concorso la cattedra di scienze naturali all’Istituto tecnico di Udine, che era stata del suo maestro Taramelli, succedendo a un altro naturalista lombardo, Camillo Marinoni, prematuramente scomparso nel gennaio dello stesso anno. Rimase a Udine fino al 1890, quando si trasferì all’Istituto tecnico di Pavia e fu chiamato dal Taramelli anche come assistente alla cattedra di geologia e paleontologia dell’Università. Nel 1903 ottenne la libera docenza e rimase a Pavia, insegnando all’Istituto tecnico e all’Università fino al 1914, quando chiese e ottenne il trasferimento a Mantova per rimanere vicino alla famiglia paterna, cui era molto legato. Morì a Mantova il 5 agosto del 1921. L’interesse scientifico di T. era rivolto alla geologia e soprattutto alla paleontologia, con speciale riguardo al Triassico delle Alpi. Nei sette anni in cui insegnò a Udine, proseguendo l’opera iniziata da Taramelli, si dedicò con passione allo studio di alcuni aspetti particolari della geologia friulana. Studiò i fossili triassici dei dintorni di Dogna, che illustrò in tre belle monografie; segnalò per primo la presenza del Carbonifero sul monte Pizzul (Paularo), le cui ricche flore fossili furono studiate dal suo amico e collega Luigi Bozzi. Scoprì e studiò un importante giacimento fossilifero del Cretacico Superiore nei pressi di Vernasso (San Pietro al Natisone), del quale descrisse gli abbondanti resti fossili di molluschi. Sulla base di queste faune e delle flore fossili, anch’esse studiate da Luigi Bozzi, stabilì la presenza del Cretacico Superiore in Friuli, fino ad allora solamente ipotizzata da Giulio Andrea Pirona e da Taramelli. Studiò alcuni fossili del Permiano Superiore e del Triassico Inferiore della Carnia. Dedicò alcune ricerche alle faune ladiniche del monte Clapsavon (Forni di Sotto), rinomata località fossilifera conosciuta fin dalla metà dell’Ottocento per gli abbondanti resti di ammonoidi, che erano stati magistralmente descritti e illustrati dall’austriaco Edmund von Mojsisovics nel 1881. Oltre agli ammonoidi, T. esaminò in dettaglio numerose forme di bivalvi e di gasteropodi, completando l’illustrazione dei fossili di questo importante giacimento. Nel 1888 pubblicò I terremoti nel Friuli dal 1116 al 1887, un interessante studio storico sull’attività sismica della regione, frutto di un paziente lavoro di ricerca nel quale fu aiutato, tra gli altri, da Vincenzo Joppi e da Alessandro Wolf. Nel 1893 pubblicò, assieme a Pirona e Taramelli, una relazione sul terremoto che aveva colpito Tolmezzo nel 1889. T. scrisse inoltre alcune poesie; una di queste, In riva al lago di Alesso, venne pubblicata nel mensile «Pagine friulane» nel 1890.
TOLMEZZO - Il terremoto di Tomezzo del 1889 ...
LEONARDI - Piero Leonardi è nato a Valdobbiadene (Tv) il 29 gennaio 1908. Nel 1931 Piero Leonardi si è laureato in scienze naturali nellUniversità di Padova, presso il quale ha compiuto un tirocinio di specializzazione. Nel 1935 conseguì la libera docenza in geologia e paleontologia e fu nominato professore incaricato di paleontologia presso l'istituto di geologia dell'università di Padova come assistente alla cattedra di geologia coperta dal prof. Giorgio Dal Piaz. Nel maggio dello stesso anno si sposò con Elisa Giada da cui ebbe quattro figli. Nel 1949, Leonardi, allora docente a Padova, fu chiamato come professore straordinario presso l’Ateneo ferrarese come titolare della prima cattedra di geologia nel neonato Istituto di Geologia e Paleontologia dove curò le sezioni di Geologia, Paleontologia, Mineralogia e Preistoria. L’attività di ricerca scientifica di Leonardi cominciò molto presto, tanto che già prima della laurea pubblicava alcuni lavori di Paleontologia delle Dolomiti. A Ferrara l’attività di ricerca di Leonardi continuò e si ampliò in particolare per quanto riguarda la geologia e la paleontologia delle Dolomiti, la preistoria dei Colli Berici (Vicenza), dei Monti Lessini (Verona) e dell’Appennino emiliano-romagnolo e marchigiano. Si è interessato in particolar modo alla geologia, alla tettonica e alla geomorfologia: la sua principale attività di ricerca si è indirizzata per oltre un trentennio alle Dolomiti. documentata da un centinaio di pubblicazioni. A lui è intitolato il Museo di paleontologia e preistoria di Ferrara, che ha fondato nel 1964, ampliando il precedente Museo universitario di Stratigrafia, Paleontologia, Paleontologia dei vertebrati e Paleontologia umana.
FABIANI - Fabiani Ramiro è stato un geologo italiano (Barbarano Vicentino 1879 - Roma 1954), prof. di geologia (dal 1925) alle univ. di Palermo, di Milano e poi di Roma; socio nazionale dei Lincei (1935). Dedicò gran parte della sua attività allo studio geologico delle Tre Venezie e della Sicilia, anche in connessione a problemi pratici riguardanti ricerche d'idrocarburi e la bonifica integrale. Condusse anche ricerche nell'Iraq, in Eritrea e in Etiopia. È autore di un Trattato di geologia (1952).* Treccani.it
FABIANI - Fabiani Ramiro è stato un geologo veneziano. Nacque da Isidoro Fabiani, ex-segretario comunale di Barbarano Vicentino, e Angela Franzina. Le famiglia attraversò un periodo di ristrettezze economiche dopo la morte prematura di Isidoro. Compì gli studi secondari a Vicenza e quelli universitari presso l'Università di Padova, dove si laureò in matematica nell'ottobre 1901 e in scienze naturali nel giugno del 1903. Ebbe contatti scientifici con il naturalista vicentino Paolo Lioy e con il prof. Giovanni Omboni, direttore dell'Istituto di geologia dell'Università di Padova. Divenne docente di geologia presso lo stesso ateneo e dal 1909 insegnò paleontologia. Dal 1925 al 1946 insegnò geologia all'Università di Palermo. Nella stessa università insegnò anche paleontologia e geografia fisica fino al 1936 e fu preside della facoltà dal 1932 al 1943. Dal 1925 gli venne affidato l'incarico di organizzare le ricerche petrolifere in Sicilia per conto, prima, del Ministero dell'Economia, poi, per quello dell'Industria e del Commercio e, successivamente al 1934, per conto dell'Agip. Nel 1946 si trasferì a Roma dove fu direttore dell'Istituto di geologia fino al 1949. Scrisse oltre 230 pubblicazioni. Morì a Roma a 74 anni.
LETTERATURA :
* Leonardi Piero 1937 - Geologia del Territorio di Cavalese (Dolomiti Occidentali), STAG, Trento.
* Leonardi Piero 1946 - Darwin, La Scuola, Brescia pp. 152
* Leonardi Piero 1970 - Trattato di geologia ed UTET Torino
* Leonardi Piero 1972 - La geologia dei monti tra Isarco e Piave in «L'Universo» pp. 112-122.
* Lippi Boncambi, L. Passeri, - Le dolomiti di Piero Leonardi:
* Fabiani, Ramiro 1911 - Fauna dei Calcari grigi della. valle del Chiampo (Vicenza) Venezia Atti Istituto Veneto, 70 1445-1470* Fabiani R. 1911 - Fauna dei Calcari grigi della. valle del Chiampo (Vicenza) Venezia Atti Istituto Veneto, 70 1445-1470
* Tommasi A. 1899 - La Fauna dei Calcari Rossi e Grigi del Monte Clapsavon nella Carnia occidentale Palaeontographia Italica 1900.); Vol. 1-54