MESSINA - Seguènza Giuseppe. -
Geologo e paleontologo (Messina 1833 - ivi 1889), prof. di geologia e
mineralogia nell'univ. di Messina; socio corrispondente dei Lincei
(1883). Autore di numerose ricerche geopaleontologiche, con
particolare riguardo alle regioni dell'Italia meridionale e della
Sicilia; da ricordare: Le formazioni terziarie della provincia di
Reggio Calabria (1879) e Studi geologici e paleontologici sul
Cretaceo medio dell'Italia meridionale (1882). Le sue ricerche gli
valsero, nel 1876, la medaglia Wollaston, decretatagli dalla Società
geologica di Londra. Al figlio Luigi (Messina 1873 - ivi 1908),
anch'egli geologo e paleontologo, si devono varî lavori sulla
geologia della provincia di Messina e un'illustrazione dei Vertebrati
terziarî del Messinese.
MESSINA - Nel 1908 un terremoto colpisce la città
di Messina. I primi soccorritori giunti a Messina furono quelli dei
marinai della flotta imperiale russa, che si trovava nel porto di
Augusta per delle esercitazioni. Il terremoto di Messina è
considerato uno dei terremoti piu catastrofici del XX secolo. Alle
ore 05:21 del 28 dicembre 1908 una scossa lunga 37 secondi danneggia
gravemente la città di Messina. La città è ridotta ad un cumulo di
macerie e polvere, sotto una pioggia torrenziale ed al buio. I
terremotati terrorizzati e increduli vivono questa terribile esperienza.
Ai danni del terremoto si aggiungono le esplosioni delle
tubature di gas causarono incendi, in fiamme case, edifici e palazzi
ubicati nella zona di via Cavour, via Cardines, via della Riviera,
corso dei Mille, via Monastero Sant' Agostino. Altri danni sono quelli
prodotti da un maremoto che si abbatte sulla costa messinese,
con onde alte da 6 m a 12 m di altezza. Uno tsunami provoca molte
vittime, molti terremotati che si erano ammassati sulla riva del
mare allontanatisi dalla città, che impauriti temevano un altro
terremoto. Sui terremotati in seguito si abbattono tre ondate
gigantesche che raggiunsero il litorale. Nel ritirarsi la
marea risucchiò barche, cadaveri e feriti. Chi si era salvato dal
terremoto, o dagli incendi, fu trascinato al largo e affoga
miseramente. Le onde prodotte dal terremoto colpiscono la costa e fanno
danni, vengono clpite le case costruite vicino al mare, quelle della
zona del Pellaro,
Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi; Briga e Paradiso,
Sant'Alessio e le altre località fino a Riposto sulle coste
siciliane. Gravissimo fu il numero delle vittime: Messina che aveva
140.000 abitanti, ne perse circa 80.000. Il terremoto dimostra che bisogna
conoscere bene la geologia del terriorio, le costruzioni debbano pensate
e costruite con criteri antisismici essendo la sicilia storicamente
soggetta a frequenti terremoti, eruzioni ed anche maremoti. La Sicilia
sarà colpita ancora nel Belice nel 1968, ci saranno altri morti, ed
ingenti danni se si costruisce prima e si progetta dopo senza alcuna
prevenzione. Lo studio geologico salva vite umane e riduce i danni
questo è stato dimostrato tante volte.
CATANIA - Etna è il vulcano piu grande e alto in Europa. Dal cratere dell'Etna escono colate di basalto, vengono eruttati lapilli e piroclasti, Basalto è una roccia effusiva, vetrosa e bollosa di colore nero, dura e tagliente come il vetro. Tante sono state le eruzione e i terremoto dell'Etna nei secoli ...
CATANIA - Nel quaternario diverse glaciazioni agiscono sul clima del pianeta. Una glaciazione agisce sulla fauna e sulla flora che provano a migrare. Le specie calde si spostano piu a nord fra una glaciazione ed un'altra, mentre le specie fredde migrano a sud durante una glaciazione. Sui continenti migra la fauna come cavalli, ippopotami, leoni ed elefanti. Nell'isole si sviluppa una fauna nana che resiste meglio al freddo. Un esempio l'elefante nano in Sicilia. Simbolo di Catania è un elefante, a quanto oare fossile. Nella pianura di Catania si trovano i resti fossili di felini ed elefanti nani.
CATANIA - Nani e giganti dalla Sicilia. La collezione di mammiferi del Pleistocene siciliano è una delle più spettacolari d’Italia. Si tratta di elefanti e ippopotami nani e di ghiri giganti vissuti in Sicilia tra i 700.000 mila e i 120.000 mila anni fa (Pleistocene), che ben si prestano a illustrare il tema dell’insularità. In museo spiccano l’elefante Palaeoloxodon falconeri e il ghiro Leithia melitensis ,rispettivamente il “nano dei giganti” ed il “gigante dei nani”. I fenomeni di nanismo e gigantismo che contraddistinguono queste faune sono il frutto di una precisa risposta evolutiva all’isolamento delle popolazioni in areali ridotti (endemismo), particolarmente evidente nelle faune pleistoceniche delle isole del Mediterraneo. Essa è essenzialmente riassumibile nella necessità di ottimizzare le possibilità di sopravvivenza di specie confinate in un areale ridotto. Questo fenomeno è riconoscibile anche in faune di dinosauri, di uccelli e di mammiferi appartenenti ad epoche diverse.
PALERMO - Nel Pleistocene Superiore (500.000 anni fa), la Sicilia si presentava come un territorio ricco di fiumi, con estese foreste e ampie savane, popolate da ippopotami, iene, orsi, leoni, bisonti, ghiri, tartarughe giganti e tre specie differenti di elefanti. La presenza di queste specie in Sicilia, è legata all'alternanza di fasi climatiche fredde (glaciazioni) e calde che provocarono oscillazioni del livello marino così ampie da trasformare in isole, terre come la Sicilia e Malta, originariamente unite al continente. Nei periodi di emersione, queste unioni avevano fatto da ponte permettendo la migrazione di specie animali che nel tempo assunsero caratteristiche particolari. Il ghiro, per esempio, che normalmente è di piccole dimensioni, in quell’era sviluppò misure molto grandi. Diversamente, l’ippopotamo e l’elefante, due specie notoriamente grandi, divennero piccole, In particolare, l’elefante nano, Elephas falconeri, che da adulto raggiungeva l'altezza media di un metro alla spalla, ha attirato l’attenzione dei paleontologi, i quali ipotizzano si sia arrivati a questa specie nana attraverso un’evoluzione partita dall’Elephas antiquus, specie che poteva superare 5 m. di altezza, passata poi per l’Elephas mnaidriensis, di dimensioni intermedie fino ad arrivare alla forma “nana”. Si ritiene che gli elefanti nani, popolarono la Sicilia per molto tempo e vi arrivarono, traversando a nuoto lo Stretto di Messina o sfruttando collegamenti terrestri durante le fasi glaciali. Resti fossili di queste specie, insieme con quelle di altri animali, sono stati trovati in grotte nelle provincie di Trapani, Palermo, Siracusa e Messina.
Il ritrovamento di crani fossili di elefante ha fatto credere alle antiche popolazioni della Sicilia che questi appartenessero ai ciclopi e i navigatori Mediterranei hanno diffuso il mito di questi esseri giganteschi. La questione affascinò il paleontologo austriaco Othenio Abel che fu il primo studioso a segnalare questa relazione col mito, ispirato indubbiamente dal cranio di questi elefanti nani che ha dimensioni poco superiori a quella degli esseri umani, presentando nella parte anteriore la cavità che ospita la proboscide la quale riporta all’idea di queste creature con un occhio solo.
SIRACUSA - L'antica cava" di pietra in Siracusa si riferisce principalmente alle latomie, antiche cave di pietra utilizzate per l'estrazione del calcare, alcune delle quali sono state trasformate in parchi e luoghi di interesse storico-archeologico. teatro di Siracusa. Cava di Melilli (Pirrera Sant'Antonio):
Questa cava, nota anche come "Cava del Barocco", è un esempio di archeologia industriale e offre uno sguardo sulla storia dell'estrazione della pietra e della ricostruzione della città dopo il terremoto del 1693.
Le latomie erano le immense cave di pietra - sia superficiali sia, soprattutto, sotterranee - che, da est a ovest hanno cinto la città.
SIRACUSA - il terremoto 1693
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